Dopo aver raggiunto valori storici particolarmente elevati nel corso del 2024, il prezzo dell’oro si è trovato sotto i riflettori degli analisti e degli investitori per le prospettive di un possibile ribasso nel medio termine. Le valutazioni più autorevoli concordano: nonostante i massimi recenti, i driver macro-economici internazionali stanno progressivamente alimentando un clima di incertezza che potrebbe portare a una discesa dei valori.
Le cause che stanno spingendo al ribasso il prezzo dell’oro
Tra i principali fattori alla base di questa tendenza si segnalano in particolare i movimenti dei tassi d’interesse statunitensi, il rafforzamento del dollaro, l’andamento dell’inflazione globale e l’incertezza connessa alle elezioni presidenziali americane. Tutti elementi che incidono direttamente sul valore dell’oro, che non a caso viene considerato sia un bene rifugio in fasi turbolente sia un asset meno interessante quando i tassi di rendimento di altre attività finanziarie crescono.
Un altro elemento degno di nota è la politica monetaria della Federal Reserve. Quando la banca centrale americana aumenta i tassi d’interesse, l’oro tende a perdere appeal tra gli investitori, in quanto non garantisce interessi o dividendi. Questo fenomeno è stato ben documentato anche durante i precedenti periodi di rialzo dei tassi: la prospettiva di rendimenti superiori nel mercato obbligazionario riduce l’attrattività del metallo giallo, favorendo la vendita e quindi la discesa del prezzo.
L’economia cinese, che negli ultimi anni è stata uno dei principali sostenitori della domanda di oro a livello globale, non mostra segnali di ritorno a una crescita rapida, accentuando i presupposti per una pressione ribassista. Contestualmente, la domanda istituzionale da parte delle banche centrali, fondamentale nella fase di picco, sta rallentando e, sulle borse asiatiche, le dinamiche speculative sono meno pronunciate rispetto al recente passato.
Le previsioni degli analisti: stime per il 2025
Le più recenti previsioni sul valore dell’oro per il 2025 sono ancora piuttosto cautamente ottimistiche, ma con una crescente attenzione al rischio di una correzione. Le principali stime mediamente indicano prezzi compresi tra i 2.000 e i 3.000 dollari per oncia, con una media intorno ai 2.500 dollari. Tuttavia, diversi analisti sottolineano la possibilità concreta di vedere prezzi nella parte più bassa di questa forchetta qualora la Fed mantenesse una politica monetaria restrittiva più a lungo del previsto.
Alcuni istituti bancari di primo piano come Intesa Sanpaolo prevedono per il 2025 un livello oscillante tra 2.450 e 2.700 dollari l’oncia, in uno scenario in cui la crescita dell’economia mondiale si attesta attorno al 3%. La minore propensione al rischio degli investitori e il ritorno dell’attenzione su titoli di Stato e obbligazioni potrebbero quindi contribuire a una graduale e ordinata contrazione del valore dell’oro, più che a un crollo improvviso.
Al contrario, altri commentatori economici mettono in guardia sul rischio di sottovalutare alcuni fattori geopolitici ancora irrisolti: un eventuale riacuirsi delle tensioni tra grandi potenze o nuove crisi politiche regionali, come i conflitti in corso in Ucraina e Israele, potrebbero innescare nuovi flussi di acquisto dell’oro come asset di riserva di valore, limitando la discesa e, in casi estremi, riportando i prezzi su livelli record.
Quando potrebbe verificarsi la correzione: la data secondo gli esperti
Individuare una data precisa della inversione del trend resta particolarmente complesso, ma molti osservatori convergono su un periodo: la seconda metà del 2025. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali USA e la possibilità che la Fed renda noti i piani per la riduzione dei tassi d’interesse, i mercati potrebbero muoversi in anticipo scontando un nuovo scenario, spingendo gli investitori a vendere oro in favore di asset con rendimenti più interessanti.
Secondo analisti di Intesa Sanpaolo e altre banche d’affari, la probabilità di una correzione significativa cresce a partire dal terzo trimestre del 2025, quando la competizione elettorale americana e le decisioni della banca centrale sulle politiche monetarie saranno più chiare. In caso di vittoria di un candidato percepito come favorevole agli investimenti e alla crescita economica, ci si attende un rafforzamento del dollaro e, di conseguenza, una diminuzione della richiesta di oro.
Non mancano però voci discordanti: alcuni esperti ritengono che eventuali sorprese negative sul fronte politico, o nuovi shock finanziari internazionali, potrebbero rinviare la discesa, mantenendo i valori attorno ai massimi ancora per diversi mesi. Tuttavia, l’opinione prevalente nel consensus macroeconomico individua tra settembre e dicembre 2025 il periodo più delicato, con un probabile calo ordinato piuttosto che con scossoni improvvisi.
Scenari futuri e raccomandazioni per gli investitori
Di fronte a questa incertezza, la parola d’ordine resta diversificazione. Gli analisti sottolineano come, sebbene l’oro resti una componente strategica per la protezione del portafoglio contro l’instabilità, le occasioni di guadagno legate al rialzo esplosivo dei prezzi appartengano ormai al recente passato.
- Monitorare costantemente le decisioni delle banche centrali e le prospettive sui tassi d’interesse.
- Valutare i segnali macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti e dalla Cina, che hanno un impatto diretto sulla domanda di oro.
- Prestare attenzione agli equilibri geopolitici globali, con particolare riguardo per le potenziali escalation nei conflitti attualmente in corso.
- Non trascurare la domanda di gioielleria e investimenti da parte dei privati, soprattutto in Asia, che può attenuare o accentuare i movimenti di prezzo.
Per chi intende continuare a investire nel metallo prezioso, resta opportuno ricordare che i ritorni futuri saranno presumibilmente legati più alla stabilità e all’effetto di copertura del bene che non a rapidi incrementi di valore come avviene nelle fasi di crisi profonda. La gestione attiva del portafoglio, con una presenza ponderata dell’oro, permette di sfruttare la volatilità dei mercati senza esporsi eccessivamente a rischi di perdite legate a improvvise correzioni.
In conclusione, il trend ribassista atteso per la seconda parte del 2025 non deve essere percepito solo come una minaccia, ma anche come una naturale correzione dopo un lungo periodo di rialzi straordinari. La capacità di adattare il proprio approccio, sfruttando anche eventuali ribassi come occasioni di ingresso per il medio-lungo periodo, sarà la chiave per affrontare il futuro scenario del mercato aureo.