Sospetti un’infezione allo stomaco? Ecco l’esame del sangue che può rilevare l’helicobacter

Il sospetto di un’infezione allo stomaco, soprattutto se accompagnato da sintomi persistenti come dolore e bruciore addominale, nausea, dispepsia e perdita di appetito, rappresenta una delle principali ragioni per cui molti pazienti si rivolgono al proprio medico. In questi casi, uno dei sospettati più comuni è l’Helicobacter pylori, un batterio in grado di colonizzare la mucosa gastrica e causare diverse patologie, dalla gastrite all’ulcera peptica e, nei casi più gravi, persino al cancro dello stomaco. Comprendere le modalità di trasmissione, i sintomi tipici e il percorso diagnostico, incluso l’esame del sangue, è fondamentale per riconoscere e trattare tempestivamente questa infezione.

Quando sospettare un’infezione da Helicobacter pylori?

I sintomi correlati alla presenza di Helicobacter pylori nello stomaco possono essere spesso sfumati e aspecifici. Nel dettaglio, tra i più comuni si riscontrano bruciore di stomaco, difficoltà di digestione (dispepsia), nausea, dolore nella parte alta dell’addome, senso di gonfiore e perdita di appetito. In alcuni pazienti l’infezione può essere addirittura asintomatica, venendo scoperta solamente nel corso di indagini fatte per altri motivi.

Esistono però dei segni che devono sempre allertare il paziente e spingere verso una consulenza medica tempestiva, specialmente in presenza di familiarità per tumore gastrico. Tra questi, troviamo:

  • Anemia o sensazione di stanchezza marcata (astenia)
  • Dolore all’addome intenso o ricorrente
  • Dimagrimento significativo e involontario
  • Febbre non spiegata
  • Vomito persistente non responsivo a terapia
  • Presenza di sangue nel vomito o materiale scuro nel vomito (materiale “caffeano”)
  • Feci nere
  • Tali segnali suggeriscono una possibile complicanza dell’infezione ed è pertanto fondamentale ricorrere rapidamente alle indagini diagnostiche.

    Le vie di trasmissione e il rischio di infezione

    L’Helicobacter pylori si trasmette comunemente attraverso l’ingestione di alimenti o acqua contaminati, così come tramite il contatto diretto con saliva, vomito o feci di individui già infetti. Questa modalità di trasmissione fa sì che l’infezione sia particolarmente diffusa nelle aree con condizioni igienico-sanitarie precarie, ma non risparmia i Paesi sviluppati: si stima infatti che oltre la metà della popolazione mondiale sia portatrice di questo batterio, spesso inconsapevolmente.

    Le conseguenze dell’infezione non si limitano a semplici disturbi gastrici: nei casi cronici possono svilupparsi gastrite atrofica, ulcera duodenale, ulcera gastrica, e in rari casi alcune forme di linfoma gastrico (linfoma MALT). In casi eccezionali si osserva anche una correlazione con l’insorgenza del carcinoma gastrico, evidenziando la necessità di una diagnosi precoce e accurata.

    Il percorso diagnostico: il ruolo dell’esame del sangue

    L’individuazione del batterio H. pylori si basa su una serie di test specifici, fra cui spicca l’esame del sangue per la ricerca degli anticorpi anti-Helicobacter pylori. Questo test, noto come Gastropanel in alcune sue varianti, rileva i segni di una reazione immunitaria del corpo nei confronti del batterio.

    Come funziona il test del sangue?
    L’indagine si effettua tramite un prelievo ematico, successivamente analizzato in laboratorio alla ricerca degli anticorpi anti-H. pylori. La presenza di tali anticorpi indica che l’organismo è venuto a contatto con il batterio, suggerendo un’infezione in atto oppure recente.

    Limiti dell’esame: È importante sottolineare che il test del sangue non distingue tra infezione attiva e pregressa. Gli anticorpi, infatti, possono persistere a lungo anche dopo l‘eradicazione dell’Helicobacter pylori mediante terapia antibiotica. Per questa ragione, l’esame del sangue viene generalmente utilizzato come primo livello per screening o nei casi in cui altri test non siano praticabili.

    Quando è indicato il test del sangue?
    Il medico può suggerire questo esame in presenza di:

  • Sintomi gastrici persistenti di difficile interpretazione
  • Quadro clinico suggestivo per ulcera peptica
  • Familiarità per tumore gastrico
  • Nei controlli post-terapia solo come complemento, mai come unico strumento per valutare l’eradicazione del batterio
  • La scelta tra test sierologico, test del respiro, test sulle feci o biopsia endoscopica dipende dalla presentazione clinica, dalle condizioni generali del paziente e dalle indicazioni del gastroenterologo.

    Alternative e conferme diagnostiche

    In caso di positività del test anticorpale o quando la diagnosi richiede maggiore precisione, si ricorre ad indagini più specifiche:

  • Test del respiro all’urea: misura l’attività enzimatica dell’H. pylori direttamente nello stomaco; è particolarmente indicato per confermare l’eradicazione dopo la terapia
  • Ricerca dell’antigene fecale: identifica frammenti del batterio nelle feci, utile sia in prima diagnosi che nel follow-up
  • Biopsia gastrica: eseguita durante la gastroscopia, permette sia la visione diretta delle lesioni che l’indagine istologica, microbiologica e molecolare del tessuto gastrico
  • Rispetto al test sierologico, queste metodiche permettono di stabilire con maggior precisione se l’infezione sia attiva.

    Gestione e trattamento dell’infezione

    Una volta confermata l’infezione, la strategia terapeutica si basa sull’associazione di antibiotici e inibitori di pompa protonica, in modo da eradicare il batterio e promuovere la guarigione delle lesioni gastriche. La scelta degli antibiotici, la durata e le modalità di somministrazione vengono definite in base alla sensibilità locale ai farmaci e alle caratteristiche individuali del paziente.

    Nella maggior parte dei casi, una terapia correttamente eseguita porta alla completa eradicazione dell’H. pylori e alla risoluzione dei sintomi. Tuttavia, la reinfezione è possibile, motivo per cui lo specialista può raccomandare controlli periodici soprattutto nei soggetti a rischio.

    Prevenzione e attenzione all’igiene
    Poiché la trasmissione del batterio è favorita da condizioni igienico-sanitarie inadeguate, l’attenzione alla salubrità degli alimenti e dell’acqua rappresenta una concreta forma di prevenzione. Lavarsi frequentemente le mani, consumare cibi adeguatamente cotti e conservati e utilizzare acqua pulita sono semplici accorgimenti che possono ridurre il rischio di contagio.

    Conoscere i principali campanelli d’allarme, riconoscere i fattori di rischio ed effettuare tempestivamente le indagini diagnostiche – a partire dal test del sangue per la ricerca degli anticorpi anti-Helicobacter pylori – permette di prevenire l’evoluzione verso patologie più gravi e di preservare la salute a lungo termine. L’alleanza tra paziente e medico, basata sulla consapevolezza e sull’informazione, è la chiave per affrontare efficacemente questa infezione, oggi ampiamente gestibile grazie alle conoscenze scientifiche e alle moderne tecniche di laboratorio.

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